Nucara a Torino Rilanciare il Pri nel Nord del Paese Non crediamo sia un caso fortunato l’apertura di una nuova sezione del Partito repubblicano a Torino e nemmeno il fatto che alla conferenza stampa del segretario nazionale Francesco Nucara sotto la Mole ci fosse tanta folla. Basta leggere Luigi La Spina sulla "Stampa" di giovedì scorso, a proposito di Pomigliano, per capirlo: "Alcuni ministri del governo accolgono le proposte Fiat come l’imposizione di un nuovo modello universale di relazioni industriali, esaltando la fine di un’epoca e, addirittura, lo stravolgimento definitivo del rapporto tra il mondo del lavoro e quello del capitale. Dall’altra parte, la Fiom e i Cobas, appoggiati da un certo radicalismo intellettual-politico, parlano di attacco ai diritti fondamentali della persona e, persino, di un tentativo di colpire la Costituzione". I problemi della responsabilità politica, come li ha descritti La Spina, sono simili a quelli degli anni ‘70 o ‘80, quando la Fiat veniva vista come una minaccia sociale o una vacca da mungere. Il Partito repubblicano a Torino ebbe allora una crescita imponente, oltre il 12% dei consensi in città, perché non aderiva a quello schematismo miope e grossolano. Oggi è evidente, dall’articolo di La Spina, come manchi un partito capace di svolgere un ruolo adeguato a questi problemi, così come ne fu capace il Pri a partire dalla marcia dei 40mila. Per questo pensiamo che l’apertura di una nuova sezione torinese del partito sia la premessa per il rilancio del Pri nel Nord industriale del paese. Noi abbiamo già un partito a Milano e un partito anche a Genova: sono persone competenti e capaci. Ma senza Torino non c’è un Partito repubblicano per quello che questa città ha rappresentato nella storia del secondo dopoguerra. Torino è molto cambiata in questi ultimi vent’anni. La Fiat stessa è cambiata e non è più il cuore economico della città. Il Lingotto guarda anche altrove. Eppure i problemi del paese non sono cambiati e forse si sono aggravati. Negli anni ‘70 c’era una crisi economica completamente diversa, ma il debito pubblico dell’Italia è peggiorato rispetto ad allora. Se stiamo alle critiche di Bersani alla manovra, il problema del debito rimarrebbe invariato e l’Italia verrebbe esposta ad una grave crisi, Anche oggi l’opposizione, come negli anni ‘70 e ‘80, non comprende il problema della riduzione della spesa pubblica. Nemmeno vuole affrontarlo. Noi possiamo anche sequestrare tutti i beni della famiglia Elkann e renderla schiava, ma il debito continuerebbe a crescere, ed è questo che ha messo in crisi la Grecia e pesa su Spagna e Portogallo. Con le politiche del Pd di Bersani e con quelle della Fiom Cgil - che difende la Costituzione invece del posto di lavoro - spazzerebbe via noi. Se riusciamo a tagliare il debito, ecco che le tasse potremmo diminuirle. Quello che ha promesso - e non riesce a fare - il governo Berlusconi. Non c’è un partito sullo scenario nazionale capace di dire queste cose, perché la cultura di un partito è una cosa particolarissima e non si riproduce. La cultura e la storia del Partito repubblicano italiano sono uniche e irriproducibili. Si può sopprimere una forza politica del genere? Non ce n’è più bisogno? Noi siamo sempre rimasti convinti che la società italiana ne abbia un bisogno viscerale e non possa prescinderne. Da Torino arriva una conferma importante. |